Dello sfatare i miti: Indro Montanelli

Dello sfatare i miti: Indro Montanelli

Tra gli abbagli della sinistra italiana, tutta tesa a legittimare vecchi fascisti, errori e mistificazioni storiche eccetera, ce n'e' una del tutto particolare, quella di essersi riappacificata con Indro Montanelli.

Beh, si, si dice, in fondo in fondo un vecchio moderato, ma alla fine rinsavito per la sua fiera battaglia antiberlusconista.

Sfatiamo questo mito Montanelliano una volta per tutte:

Montanelli e' l'esempio fatto persona della piu' becera ignoranza qualunquista.

A parte il famosissimo invito a turarsi il naso e votare DC a prescindere, Montanelli e' stato fascista (e razzista) quando c'era il fascio, e democristiano quando c'era la DC, cioe' sempre servo dei padroni del momento.

Qui cito parole altrui:

Il nostro Indro e' stato sicuramente fascista e razzista:

"[...] Ci sono due razzismi: uno europeo - e questo lo lasciamo in monopolio ai capi biondi d'oltralpe; e uno africano - e questo e' un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e ad adottarlo. Non si sara' mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorita'. Coi negri non si fraternizza. Non si puo'. Non si deve [...]"
Indro Montanelli, Civilta' fascista, 1936

In quegli anni alla "tenerissima" eta' di 27 anni guidava il suo allegro battaglione di ascari in Eritrea, convinto di civilizzare gli "incolti negri" facendone sacco del territorio e delle donne.

Si prese in moglie infatti una bimbetta somala di neanche 14 anni di nome Destà e in cambio regalo' un mulo al padre alimentando il mito della "faccetta nera bella abissina"...
Non ha mai preso le misure dal quella vicenda per tutta la sua vita.
Rivendicandone addirittura la conquista.

A Gianni Bisiach nel ’69 disse:
«Era una bellissima ragazza di 12 anni. Scusatemi, ma in Africa era un’altra cosa».
A Enzo Biagi, nell’82:
«Non mi prendere per un Girolimoni perché a 12 anni quelle lì erano già donne. Avevo bisogno di una donna, a quell’età si capisce. La comprai assieme a un cavallo e a un fucile, il tutto per 500 lire. Lei era un animalino docile. Quando me ne andai la cedetti al generale Pirzio Biroli, un vecchio coloniale che era abituato ad avere il suo piccolo harem, a differenza di me che ero monogamo perché non potevo consentirmi grandi lussi».
Ne La stanza, su Il Corriere della sera, nel 2000 scrive:
«Faticai molto a superare il suo odore dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita infibulata: il che, oltre a opporre ai miei desideri una barriera pressochè insormontabile (ci volle, per demolirla, il brutale intervento della madre), la rendeva del tutto insensibile»

Piu' tardi convertitosi alla democrazia liberale ebbe modo di rinverdire i suoi vecchi trascorsi fascisti attaccando la legge merlin contro i bordelli.

Scriveva in "Addio Wanda" il granduomo:

"...in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia.
Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia..."
[...]
"La famiglia all'italiana funziona solo finché le figlie sono vergini, cioè finché hanno dinnanzi agli occhi lo spauracchio del lupanare, in caso di deviazione"
[...]
"L'Italia è destinata a diventare un paese dove la condizione di "vergine" non esiste, così come non esiste quella di "puttana", tutte le donne essendo accomunate in un limbo intermedio".

Indro Montanelli, Addio Wanda, 1956

In seguito liquido' il '68 come le marachella di quattro balordi, per Mattei insistette con encomiabile pervicacia a diffondere l'ipotesi dell'incidente, fino a Valpreda, che sbatte' sul Corriere come mostro, assieme a tutti gli altri pennivendoli italiani.

Certo, meglio impegnarsi a sfanculare la Cederna, una piccola giornalista che con un libercolino da niente fece cadere un Presidente della Repubblica.
Un presidente della Repubblica che, Indro, con la sua grande statura professionale, aveva sempre tollerato dignitosamente.

Indro, seppur meno cane di tanti altri e a sprazzi pure simpatico, si distingueva per una cultura politica e una intelligenza professionale REALMENTE canine.

I suoi fondi sono una raccolta perenne di luoghi comuni dei piu' beceri, una collezione di moralismo che sfianca.

Ad un certo punto voleva fare perfino il "partito della morale" con Spadolini, non so se mi spiego. Con il Pri italiano neanche di La Malfa (padre): con Spadolini, in uno dei partitucoli piu' miseri e corrotti d'Italia.

Buono per brevi e pungenti definizioni, li' doveva restarsene, come Fortebraccio.

Praticamente fino alla soglia degli anni 90 provava ancora passioni forti per i regimi autoritari:

Ecco cosa scriveva nel 1987:

"Nel panorama sudamericano il Cile di Pinochet e' diventato uno dei paesi economicamente piu' solidi e in maggior progresso, tanto da meritare gli elogi del Fondo Monetario Internazionale, con un livello di liberta' e di dialettica politica che tanti paesi del terzo mondo, vezzeggiati dai nostri democratici, dovrebbero invidiargli.
Ne' l'Etiopia ne' lo Zaire tollererebbero corrispondenze giornalistiche come quelle che gli inviati della RAI-TV diffondono, in diretta, dal Cile."

Indro Montanelli. Il Giornale 16/4/1987

La conversione antiberlusconista degli anni 90 fu l'ultima sua battaglia, una evidente incazzatura che virava tutta sul personale essendo stato estromesso con la forza e davanti ai suoi giornalisti, dalla direzione del Giornale.

Montanelli e' uno che poteva rimanersene li' dov'era, a fare i suoi fondi al vetriolo, pieni di definizioni tanto forti quanto retrive, fascista ripulito, col suo anticomunismo viscerale.

Un Guareschi o un Longanesi un po' piu' pungente ma culturalmente inferiore.

Il mistero e' il perche' la sinistra abbia bisogno di incensare e santificare quest'uomo, uno che diceva che "coi negri non si fraternizza" e non mi risulta abbia mai corretto queste affermazioni.

Per citare un mio caro amico, "uno stronzo rimane stronzo, che sia morto o che sia vivo", il peggiore servizio che tu gli possa fare e' dimenticare cio' che fu in vita ed edulcorare la sua storia.

La verita' non si puo' emendare e i coccodrilli postumi mi fanno solo vomitare.