Nosferatu

Un conte Orlok per le nuove generazioni. Una rivisitazione moderna con i necessari upgrade di effetti e visionarietà. Non tutto però funziona come dovrebbe.

Nosferatu

Nosferatu - Robert Eggers (2025)

E' il primo gennaio 2025, sono appena uscito dal cinema e queste sono alcune considerazioni a caldo e di getto.
Probabilmente sbagliando perché sarebbe necessario lasciar decantare il tutto, quasi certamente alcune delle cose che scrivo, il giorno dopo appariranno sotto una luce diversa, ma tant'e'... prendetelo cosi' com'e': un po di pensieri alla rinfusa.
Ci sono alcune cose che funzionano e altre meno.

Cosa funziona

Un po tutto il comparto visivo e formale: l'ottima regia (già in testa al film, le riprese con Thomas che va in ufficio l'ufficio e l'occhio della camera che lo segue svolazzando leggera con movimenti avvolgenti è notevole).
Eggers è molto bravo, non c'è molto da aggiungere.
Gli attori con l'eccellente coppia Depp/Holt sugli scudi.
Tutta l'ambientazione, i costumi ecc.
La scelta del taglio espressionistico è molto bella, si omaggia più volte la scuola tedesca, la scelta dei colori lividi, virati costantemente sul blu accentuano questa sensazione.
La mano di Eggers la si tocca anche nei momenti più torbidi e inquietanti. Sopratutto il morboso aspetto psicologico e sessuale di tutta la faccenda

Però ci sono anche tante cose che non funzionano.

E qui casca l'asino.
In primis il conte Orlok diventa una specie di Darth Vader baffuto e sfiatato, mi si perdoni l'iperbole. Ma su questo si potrebbe anche soprassedere se non ci fosse un voluto equivoco di fondo:


mi aspettavo infatti un Orlok più "slanciato" nella tradizione di Murnau/Herzog, e questo (va detto) colpa di un battage che per mesi ha battuto insistentemente sull'immaginario (a questo punto possiamo dire, truffaldino) di un Orlok sulla falsariga Kinski/Schrek come vediamo in questa galleria.

Questo è abbastanza grave e indisponente, dato che ci si trova di fronte a tutt'altro tipo di vampiro assolutamente lontano, non solo dall'immaginario classico, ma anche da quello è stato anticipato per mesi intorno a questo film.

Facendo tabula rasa, ci si potrebbe anche passare sopra, non fosse per questo continuo registro parlato di Orlok che non rende giustizia al personaggio, sprecandomi anche il talento di Skarsgård.
Siamo all'opposto di quello che fece Herzog (Murnau non si può mettere nel conto per ovvi motivi).
Oltretutto il doppiaggio mortifica un po tutte le interpretazioni da quella di Orlok -appunto- a quella di Dafoe che appare vagamente isterica.
Siamo purtroppo molto lontani dall'adattamento che la scuola di doppiatori fece con il Dracula di Coppola (pur senza voler fare paragoni inappropriati dato che sono proprio due film "ontologicamente" diversi), segno questo che ormai siamo scesi moltissimo nella qualità del doppiaggio.

Formalmente Eggers fa un film perfetto, freddo e livido, il fatto che il vampiro morda sul petto è una variazione interessante sul tema (il cuore come tramite dell'anima).
Però poi prende scorciatoie che non capisco, almeno a livello di sceneggiatura.
Il viaggio che dovrebbe durare 6 settimane, dura in realtà zero.
Dal momento che monta in sella Thomas, arriva alla locanda degli zingari dritto nella scena successiva, laddove Herzog gettava Bruno Ganz in una serie di paesaggi naturali incombenti (e magnifici) che intensificavano il senso del pericolo e l'immanenza di una natura ostile a cui si aggiungeva una colonna sonora incredibile ed evocativa.
E vabbè, si dirà, è una scelta: ci sta.
Poi Orlok decide di concedere 3 notti a Ellen, come nelle fiabe.
Ora, un vampiro non è un essere che si mette a fare concessioni, si prende tutto quel che vuole, quando vuole, non lo puoi fermare. Almeno se vuoi che sia realmente minaccioso.
Anche questa è una scelta lecita ma che ha conseguenze sul climax.
Aggiungiamoci che il personaggio di Dafoe è caratterizzato un po macchiettisticamente facendone occasione sprecata visto che si ha tra le mani un attore capace di ben altro.
Ovviamente sono elementi secondari che però messi insieme hanno permesso di fare breccia in me in modo da lasciarmi un po di amaro in bocca.

Non concordo con le critiche che si lamentano del fatto che il vampiro non abbia un alter ego dandy e figo come nel Dracula di Coppola, il quale, è tutto un altro film anche se il personaggio di Knock è un evidente omaggio a Renfield/Waits (entrambe sono figure istituzionali, entrambi satan's bitches).
E' chiaro il riferimento biblico del canto del gallo ma è un elemento isolato e non inserito in un contesto coerente dato che l'impianto religioso nel film è quasi del tutto assente, le croci non funzionano, non c'è un prete manco a pagarlo (a parte giusto le suore in Carpazia), i funerali praticamente spogliati di qualsiasi simbolo religioso. La parte religiosa intesa come istituzione (croci, preti, chiese, ecc) è pressoché assente. Le bare in paese e al cimitero sono completamente disadorne, manca qualsiasi simbologia o impianto relativo alla religione che sia funzionale o minimamente diegetico nel racconto.

Come contraltare al vampiro, dall'altra parte non c'e' un rappresentante della chiesa ma un alchimista, cioe' un uomo legato a superstizioni bandito dalla scienza ufficiale, non certamente un religioso.
E questo apre a un altro piccolo problema se vogliamo: di norma nel genere vampiresco si utilizza un personaggio con connotati religiosi per dimostrarne la sostanziale inefficacia, la non fungibilità della fede di fronte al male assoluto.
In questo caso invece chi viene vinto, battuto, in modo brutale è Friedrich Harding, l'amico che ospita Ellen. L'unico personaggio che ha fiducia nella scienza, che non vuole affidarsi ai metodi poco ortodossi dell'alchimista Defoe. Ora, questo sicuramente non vuol dire nulla, non voglio dare più peso di quello che ha.
Ma niente in un film succede per caso e prendersela con la scienza invece che con la religione ha un risvolto e un retrogusto vagamente inquietante.

Aggiungo a questo che personalmente sono troppo legato al film di Herzog e alla coppia Kinski/Adjani.
Per quanto sia brava la Depp, ci sono alcune scene che sono rimaste così impresse dentro di me di quel film, che me lo riportano sempre a galla in un continuo paragone tirato in ballo per forza dalla storia stessa.
Si ha la sensazione insomma di voler rivisitare un classico e questo di per se', ne disperde un po la forza emotiva.
La scena della Adjani che accarezza la testa di kinski distraendolo dall'alba nell'assoluto silenzio, sotto l'occhio della camera fissa è di una potenza devastante, esattamente un quadro, un'opera d'arte, cosi' come con i topi sulla tavola imbandita in una città preda della peste o la natura incombente e immanente che è un classico di Herzog e potrei citarne ancora... insomma è un capolavoro che non si riesce a dimenticare anche per il suo essere volutamente antimoderno e che purtroppo (nonostante non lo veda da anni), il mio cervello ripropone costantemente in giustapposizione.
Però non voglio essere troppo ingeneroso.
Rimane un buon film, anche se ho amato molto di piu' The Lighthouse per rimanere a Eggers.

E' un Nosferatu per le nuove generazioni.
Quello che oggi verrebbe definito un "reboot".
Una rivisitazione moderna con i necessari upgrade di effetti e visionarietà.

Tra le note positive anche il fatto che mi ha fatto venir voglia di rivedere il film di Herzog ...

E niente, dopo sto fiume di parole, alla fine mi rimane forte la sensazione che si tratti di un'occasione sprecata.