Il peccato di Lady Considine

Il peccato di Lady Considine

Under Capricorn (1949) Alfred Hitchcock

Alfred Hitchcock gira questo questo film nel 1948 dopo un periodo di alterne fortune di critica e pubblico. E' il suo 39° film. Sembra strano da dirsi, ma ne ha girati molti di piu fin qui di quanti ne girerà da qui in poi, fino a fine carriera.
E' partito da lontano Hitch, ha diretto ben 9 film muti quando ha cominciato e ha fatto una lunga gavetta.
Questo è il suo secondo film in technicolor dopo "Rope (nodo alla gola)", tanto amato dalla critica quanto accolto frettamente dal pubblico.
E questo "Under Capricorn (Il peccato di Lady Considine)" non cambia le carte in tavola e non lo riconcilierà con il grande pubblico che probabilmente aspettava un altro thriller e inaspettatamente si trova davanti un melodrammone ambientato in Australia negli anni 30 del 19° secolo.


Melodramma oltretutto appesantito da un impianto chiaramente teatrale girato quasi tutto in luoghi chiusi e con parecchi recitativi.
C'e' da dire che maneggiare il melodramma è un genere difficilissimo e in pochi, pochissimi ci riescono senza sbagliare (leggi alla voce: Douglas Sirk)
Hitchcock stesso pare non fosse tanto contento del risultato, ma su questo incise probabilmente la sua ferma decisione di scritturare Ingrid Bergman (con la quale aveva gia' girato "Notorius" e "Io ti salverò").
La Bergman gli costò una fortuna di ingaggio e per via dei pessimi incassi del film, il conseguente fallimento della casa produttrice di cui era socio.
E' un film che probabilmente non inserirei tra i suoi capolavori e nemmeno tra i primi dieci consigliati, ma rimane (come tutti o quasi tutti i film di Hitchcock) un lavoro degno di nota e per molti versi, ancora godibile.
Piacque anche ai suoi amici francesi della Nouvelle Vague che lo rivalutarono parecchio a posteriori.
La recitazione devo dire, è un po pomposa, e anche la Bergman fatica un po a entrare nella parte, rimanendo un po "legnosa" in alcuni momenti, con quelle enfasi tipiche della recitazione teatrale ma che non sempre si accordano bene con il mezzo filmico, dopratutto all'inizio, poi una volta entrati nel "mood" ci si fa meno caso. I comprimari però fanno un ottimo lavoro, Cotten è ruvido come ci si aspetta e perfettamente all'opposto del sofisticato personaggio interpretato da Wilding.

La mano del maestro comunque c'e' e si sente.
La si nota nei movimenti di macchina che staccano spesso dai primi piani (qui alcuni davvero belli) per improvvisamente muoversi negli ambienti con grande ariosità.
Un esempio è l'arrivo di Charles Adare alla casa di Flusky: invece di entrare si aggira curioso da una finestra all'altra seguendo le voci dentro e la camera lo segue inquandrando sempre la scena dalle spalle dell'attore, come fossimo noi con lui a curiosare.
Altra scena molto bella l'arrivo inaspettato a cena di Lady Considine, a piedi nudi inquadrata appunto dai piedi con un movimento di camera a salire, soffermandosi sulle mani pallide colte in un lieve tremore, fino al volto.
I personaggi di contorno come spesso accade con Hitch vengono dipinti con tratti rapidi e decisi rimanendo impressi, ad esempio le vivandiere in cucina, la corte del governatore e il governatore stesso con il loro squallore le piccinerie...
Tutto il dramma gira intorno alle 4 figure principali: Sam Flusky (il proprietario terriero, l'ex galeotto che ha fatto fortuna), Lady Considine (la moglie), Charles (il nipote del governatore) e Milly, la governante.
Quest'ultima è l'innesco, il motore narrativo (una magnifica Margaret Leighton) che conduce al nucleo del dramma che non vi spoilero.
E' un personaggio inquietante altrettanto quanto la Danvers di "Rebecca la prima moglie".
Alla fine, in mezzo ad alcune lungaggini di troppo (dura quasi due ore piene), si rimane comunque affascinati dalla eleganza di fondo del film.

Sul finale, una delle ultime scene merita di essere citata: quando tutto sembra perduto e Flusky vicino ad essere arrestato dal Governatore, interviene Charles raccontando cosa è realmente accaduto, camminando nella stanza. La Bergman siede prostrata e addolorata su una sedia.
Lui le passa accanto e si sofferma continuando a raccontare.
Lei, in un impeto di gratitudine gli prende la mano e gliela bacia.
Piccoli particolari che non possono sfuggire allo sguardo di uno spettatore attento.

Un ottimo Hitch, in uno sfavillante technicolor.
Da recuperare