Driving
Sabato.
Sto guidando verso casa. Un posto nel quale sono cresciuto, al quale sono legato in modi insondabili e inspiegabili.
Accendo la radio.
Non c’e’ mai una mazza di nulla in radio, a parte la pubblicità sempre più invadente, ma ogni tanto l’accendo lo stesso.
Sento subito un brano inconfondibile.
Lo conosco a memoria.
E’ il brano di apertura di un disco, il primo disco in vinile che ho comprato per il mio cesso di stereo nel lontano 1978.
Fino ad allora c’erano state tante cassette, diversi 45 giri, un bel po di radio e dischi prestati.
Poi è arrivato il primo stereo di cartone e con quello il primo disco.
Ecco, è quel disco lì, l’ho sentito almeno qualche milionata di volte, girato avanti e indietro, assimilato dentro in un modo che non si può capire, leggendo i testi, toccando la copertina, annusando l’odore della stampa.
Sono anni che non lo sento, eppure mentre sono li’ che guido, si riaprono tutti questi percorsi nel cervello, questi ricordi nascosti che sono lì e stavano ad aspettare in agguato, proprio stasera.
Riesco ad anticipare il pezzo nei suoi movimenti, il ritmo della batteria, l’entrata del sax, l’arrangiamento orchestrale, le parole… un brano che è un viaggione di 8 minuti, quasi quanti me ne servono per arrivare.
E improvvisamente mi si annebbiano gli occhi, sento che si addensano due lacrimoni li dentro, quasi non me ne accorgo. Mi assalgono come in una tempesta emozioni diverse… una tristezza difficile da esprimere… un calderone nel quale confusamente si infilano, subdole, le difficoltà, le innumerevoli ripartenze con tutti gli stop dentro, il peso di qualche anno di troppo, piccoli e grossi problemi che provi a chiudere dietro l’angolo ogni giorno e ti fanno sempre sentire al palo e tutte le maschere che ti metti in faccia ogni giorno, incessantemente quasi a darti e a dare un -falso- senso di sicurezza.
Combatto questo peso da 2 tonnellate che mi casca addosso, questo temporale maledetto che non ha un nome e poi sorrido.
Va tutto bene, alzo il volume e stringo il volante.
Maledetto Lucio, mi hai fregato anche stavolta.