Dove sta andando la comunicazione.
Parliamo dei social e in particolare di Facebook. Tanto per cominciare Facebook (e a maggior ragione twitter e altri social) NON SONO un mezzo DIALETTICO. Facebook spinge l’utente al narcisismo e all’esteriorizzazione del proprio io, perentoriamente, senza ammettere -o quasi- replica. Non è un mezzo dialettico perché ogni contributo è gridato e lapidario, perché nelle bacheche è raramente ammesso controbattere e i commenti possono essere cancellati, gli utenti bloccati.
Questo ha una influenza diretta anche nel veicolare le informazioni: i profili nel tempo tendono a vivere dentro delle bolle nelle quali le informazioni oltre che diventare ridondanti finiscono anche per diventare sempre più concordanti rispetto al proprio Bias di riferimento. La cerchia delle amicizie tende ad essere rappresentativa di un modo di sentire o una idea preesistente.
Da questo alla deriva ancora più negativa, cioè la tendenza a diventare ricettacolo di ogni lamentela, di banalità oltre ogni limite, di leggende metropolitane, bufale, appelli improbabili e terrificanti TORMENTONI, è veramente un attimo. In tutto questo eviterei di dare la colpa esclusivamente ai suoi utenti che rifletterebbero se stessi sul mezzo che sarebbe da considerare come “neutro”.
Il mezzo infatti non è MAI neutro.
Da M. McLuhan traiamo questa lezione: “il medium E’ il messaggio” Cioè il mezzo di comunicazione informa di se ciò che veicola.
Nella cosiddetta “vita reale” tutto questo si applica in misura minore (benché le bolle e i gruppi esistano eccome anche nella “real life”) perché l’incontro con l’altro accade anche in modo randomico e gestito dal caso e può essere sempre una sorpresa (in positivo o negativo). Solo DOPO si decide se la frequentazione viene reiterata per interessi comuni o altro, non PRIMA.
Il social network poi è l’esatto contrario di un veicolatore “sociale”: spinge le persone ad rimanere dietro un monitor, non ad uscire di casa.
Questo aspetto benché banale è di estrema importanza perché fa parte di una deriva presente fin da quando abbiamo avuto in mano questi mezzi di comunicazione. Bisogna tener presente che questo non è un giudizio di valore per cui si etichetta in modo deteriore tutto quello che è legato al mondo tecnologico, ma un riscontro oggettivo: da un utilizzo creativo, utilitario e realmente innovativo dei mezzi, ci stiamo adagiando in una china poltronista per cui facciamo tutto dentro le 4 mura domestiche. Sia che si diventi una star di youtube che un “influencer” su twitter o facebook.
Un altro fatto da considerare è che si può scegliere liberamente di utilizzare certi mezzi rispetto ad altri e questo evidenzia in modo pratico perchè FB (ma anche tutto il mondo “social”) SERVONO alla “ideologia dominante”.
Oggi il mezzo pretende, VUOLE il tuo tempo VUOLE che tu diventi (pseudo)-autore per darti l’illusione di contare qualcosa, con ciò cedendo anche non solo il tuo TEMPO (che ha un valore d’uso potenzialmente incalcolabile) ma cedendo anche tutto quello che è il tuo ego in cambio di un solletico puramente narcisistico. Siamo passati dai famosi 15 minuti di Wharol in TV a in incessante presenza continua sul mezzo social. E se ti allontani (provate a sospendere il profilo) ti ricorda incessantemente attraverso ogni mezzo che tu gli hai indicato (mail, sms, ecc) che non solo PUOI tornare ma DEVI farlo, non puoi abbandonare le tue pagine, i tuoi amici, il tuo spazio.
Ieri l’utente era uno su un milione statisticamente importante ma anonimo. Nella massa esisteva ancora uno spazio di sfuggente anonimità. Oggi l’utente si sottomette di buon grado (di sua iniziativa: lo vuole!) a una profilazione completa sui suoi gusti, preferenze, idiosincrasie, tutto in pubblico, tutto con i propri dati personali in bella vista. Sappiamo anche che Facebook disincentiva fortemente proprio per questo l’utilizzo di nickname fasulli e spesso blocca profili falsi o anonimi.
A questo va aggiunto un altro aspetto molto importante: l’incapacità di produrre contenuti di qualità e originali, di approfondimenti, di analisi.
Su Facebook è molto raro che si producano articoli, anche per problemi tecnici quali mancanza di formattazione, indentazione, apparato di note ecc. Poi la produzione è sempre individuale, non collettiva, assume l’aspetto di uno sfogo, di una affermazione perentoria o al limite di una riflessione di pancia che quando supera un certo numero di caratteri viene giocoforza bypassata da molti visto che la soglia di attenzione mediamente richiesta è improntata alla velocità, richiede una reazione sul momento.
Al limite Facebook diventa vettore di contenuti ESTERNI, prodotti altrove, li veicola e li diffonde (articoli di testate giornalistiche, blog individuali o collettivi ecc).
Esattamente come l’articolo che state leggendo.
Sulla piattaforma è pressoché impossibile scrivere un articolo o comporne uno, sia per i limiti tecnici oggettivi sia per la filosofia stessa del mezzo.
Provo a circoscrivere alcuni elementi peculiarmente negativi del medium FB:
- Il “mi piace” come stimolo alla affermazione narcisistica
- Relazioni selezionate già in partenza (suggerite) e successivamente esclusione dalla cerchia amicale come punizione che esclude la replica e qualsiasi discussione dialettica o paritetica
- l’affermazione perentoria del messaggio (mascherata da produzione autoriale individuale) che non ammette repliche e quindi
- L’automatico polarizzarsi in schiere o tribù che ribadiscono il mood originario
- Lo stimolo continuo ad esibire il proprio privato (gusti, preferenze, idiosincrasie, malattie, umori)
- La conferma continua di un BIAS preesistente
- La creazione di “bolle” e cerchie che diventano alla lunga asfittiche
- Mancanza di anonimato anche parziale
- La continua estrazione di tempo
- La mancanza di produzione di contenuti originali
- Le carenze tecniche che consentano una discussione strutturata: indentazione completa, threading.
- Le carenze tecniche per produrre contenuti: formattazione del testo, paragrafi, note
- Soglia di attenzione mediamente richiesta di basso profilo, legata alla velocità e alla reazione del momento
- La profilazione individuale nel minimo dettaglio con la completa esposizione di tutto quanto è il privato individuale compresi gusti, amicizie, preferenze politiche e ideologiche, eccetera.
- L’invasione commerciale conseguente alla profilazione individuale
Tutto questo non è un modo per sponsorizzare un mezzo rispetto ad un altro o demonizzare la tecnologia stessa per tornare a una idea romantica quanto irrealizzabile e retrograda delle comunicazioni, ma trovo che sia quanto mai utile mettere in rilievo gli aspetti deteriori e le mancanze tecniche che finiscono per definire un mezzo rispetto ad un altro dandogli una caratterizzazione che, appunto, non lo fanno essere neutro.
Concludendo:
All’interno di internet esistono medium a alto tasso classista e tipici della “ideologia dominante”.
I cosiddetti social (Facebook, Twitter, Instagram) sono tra questi. Facebook tra questi, per la sua diffusione, per la sua pervasione (tanto da essere scambiato spesso da molti per “internet tout court”, per essere identificato nel mezzo stesso di trasmissione) è un mezzo limitato e limitante, polarizza le discussioni senza che si possa disporre un adeguato confronto dialettico.
Altri come per esempio Usenet (quando non moderato), hanno minore impatto classista:
- non esiste nessuna possibilità di escludere un partecipante
- consentono (ovviamente solo in parte) anonimato
- permettono indentazione e quindi discussione strutturata
- non contengono NESSUN TIPO di pubblicità o sponsorizzazione
- non permettono profilazione (e conseguentemente pubblicità mirata)
- richiedono una soglia di attenzione maggiore
- non contengono alcun mezzo di gratificazione narcisistica (mi piace, non mi piace)
E’ anche per questo suo essere ancora un *minimo* sfuggente e meno UTILE allo scopo che usenet è ormai una riserva indiana per pochi, con zero attrattiva e appeal (l’appeal grafico e la “figaggine”, il cool, sono elementi ESSENZIALI per il marketing).
In elaborazione:
- meccanismi di Ban e segnalazioni (delazione)
- Produzione di fake news, profili fake, manipolazione di massa (casi Cambridge Analitica ecc)